SASSARI SERA - DIR. PINO CAREDDU

SALVATORE COTTONI GRANDE GASTRONOMO DELLA POLITICA

L'AVVOCATO - STREGONE CHE ARRIVO' A ROMA DALL'AEROPORTO DI SORSO

E' uscito di scena quando gli altri erano alla metà di una brillante carriera politica. Salvatore Cottoni aveva qualche anno in più di Francesco Cossiga, era coetaneo di Efisio Corrias e Nando Zucca, forse di Franziscu Masala ( che la politica l'ha vissuta dentro la sua vicenda di grande poeta), di poco meno giovane di certi Giovani Turchi. Di quasi tutti questi personaggi è quello sicuramente più rispettato e meglio ricordato. La sua specialità storica, la sua eccezionalità si può condensare in una frase: era un politico sassarese, nato a Sorso, di cui la gente ricorda tutto cioò che ha fatto. C'è voluto Nardo Marras, pierre della Telecom, a proporre questo personaggio dentro il calendario dell'agosto sassarese trascinando i quattro comuni rivieraschi di Sassari, Portotorres, Sorso e il finitimo Sennori, in un premio (" Un amico di Platamona) volto a ricordare quanti hanno fatto qualcosa per lo sviluppo turistico del tratto più frequentato della Costa Nord. Il premio è andato a Oreste Pieroni, mitico sindaco della Sassari degli anni '5O, e a Salvatore Cottoni che è appunto la personalità politica che ha resistito di più nel ricordo della gente comune. Avvocato di condizione agiata, intellettuale di formazione laica, amico di artisti e di contadini, battutista micidiale, Salvatore Cottoni è stato un politico senza apparati, ha creato un partito dal nulla, reso forte dai suoi successi personali e dai risultati della sua attività amministrativa, nel comune, nella regione, in un sottosegretariato. E' nato ricco ed è morto relativamente giovane, sicuramente povero. Ricorda Italo Santoni, ex sindaco di Sorso, attuale assessore all'Ambiente del comune di Sassari. L'ho conosciuto nel 1964 che era già assessore regionale al Turismo. Era stato sindaco negli ultimi anni '5O, durante la sua prima legislatura regionale. All'assemblea di Piazza Palazzo era approdato dalla Provincia. Il suo cruccio era quello di non aver ottenuto da Efisio Corrias, il più longevo dei presidenti dc, l'assessorato degli Enti Locali al posto di quello al Turismo. Essendo stato un grande sindaco, pensava di essere più bravo a individuare i problemi e a procurare i finanziamenti che a inaugurare piste da ballo e distribuire souvenir agli ospiti illustri. In effetti Salvatore Cottoni ci mise poco a superare lo straniamento procuratogli da quella carica inattesa. Scoprì, grazie al direttore dei servizi del suo assessorato, l'ing. Filippo Ferrari, che il Turismo era un doppione dei Lavori Pubblici e che stando a quel posto si potevano costruire strade, illuminarle, dotarle di segnaletica e si poteva convogliare acque pulite e luride costruendo acquedotti e fogne. Cottoni, borsalino in procinto di volo, camminata sgonfia, fenditura di folla massiccia, sigaretta stretta tra i denti per tenere acceso un sorriso quattrostagioni, si fece architetto e albergatore. Avendo costruito le strade sui litorali pensò che queste dovessero arrivare agli alberghi, soprattutto là dove esistevano o stavano per edificarli. Nascono così i pettini di Platamona. Accanto al vecchio tracciato di Portotorrer- Li Pidriazzi-Silis-Serralonga costruisce la litoranea Platamona- Marritza: rendendo disponibili 18 chilometri di spiaggia, valorizzando 12OO ettari di pineta e 5OO ettari di vecchi vigneti. Dal lato sinistra della strada si dipartono sei piste asfaltate che arrivano sulla spiaggia, sei denti di un pettine robusto pensato per riordinare un'attività balneare pittoresca e terzomondista, una svolta culturale nei modi di un approccio diffidente al mare e di un suo uso tutto agro-pastorale. Questa nuova strada collega, inoltre, la Bassa Gallura, partendo dall'Isola Rossa per arrivare a Portorres, sulle sue banchine e nella sua zona industriale. L'ex sindaco di Sorso realizza il progetto vagheggiato dall'ex sindaco di Sassari Pieroni, confinato, per disposizione della dc di Cossiga, alla direzione generale del Banco di Sardegna e poi sbarcato per un'indigestione di cacao. La fontana della Billellera si confronta con la fontana di Rosello, la piccola municipalità propone la sua classe politica alla nomenclatura della capitale del Capo di Sopra più brava a fare carriera nelle grandi istituzioni che a sturare tombini dopo la pioggia. Cottoni ha un suo bilancino geopolitico. Dieci sagre al sud dell'isola, cinquecento milioni di asfalto a Sorso con l'aggiunta di una fontanella. Quando può, don Salvatore scippa l'usato dei signori e lo rigenera per abbelire la sua repubblichetta. I lampioni liberty dismessi in Piazza d'Italia a Sassari, finiscono a Piazza Marginesu a Sorso. L'onorevole fa scambi segreti, senza delibere, bastano la sua simpatia e la sua amicizia con un segretario comunale. Salvatore Cottoni era un bon vivant, un signore di generosa frequentazione, forse il più sublime gastronomo di cucina povera allietata nelle feste dall'aragosta. E avendo trovato il modo e la ragione plausibile per essere sempre in festa, di taglio di nastro in taglio di nastro, ha finito col suggerire il fermo biologico dell'allora mitico crostaceo. Durante una visita a un cantiere ha un'incidente all'anca. Il tanto per indurire il gesso e poi si fa trasportare in giro come una sontuosa madonna pellegrina. Il mattino bisticcia in giunta, la sera riunisce gli alleati invidiosi attorno a un'enorme teglia di melenzane al forno. Nelle sue agapi ci sono i personaggi più frizzanti del tempo: Antonio Pioletti, Mauro Manca, Cenzo Simon, Antonio Simon Mossa, Paolo Riccardi, Roberto Stefanelli, magistrati, pittori, farmacisti, architetti, giornalisti, tramposi in carriera. Talvolta si affaccia all'agape, fingendosi anoressico, il prof. Francesco Cossiga. Poi, dopo cena, si replicano i littoriali della cultura in salsa antifascista, cantando canzoni di goliardia, recitando Stecchetti, sfottendo Prevert. Il gambone ingessato dell'avvocato di Sorso diventa un'enorme graffito: tutti vogliono scrivere un calembour o una citazione da alta cultura sconcia. Per ripetere il rito si deve grattare il gesso. L'anca tarda a guarire. La madonna pellegrina gira per l'isola. Ripete la discesa a mare sulle Bombarde ad Alghero dopo aver dato una ripulita all'aeroporto dove chiama a dirigerlo un suo giovane e ambizioso amico di partito, Carlo Luzzatti. Diventato sottosegretario ai Trasporti, un giorno scende dal cielo con un mucchietto di milioni che rende Fertilia, al tempo, più bella e più importante di Elmas. Cottoni ha un'idea consociativa della geografia elettorale. Ciò che fa a Sorso e ad Alghero lo ripete a Villasimius e a Santa Margherita. Le discese a mare sembrano diventare una liturgia di regime. Ciò che dà a Fertilia, procura ad Olbia. Antonio Segni aveva detto di Venafiorita "Tanca è e tanca rimane". Cottoni appena conosce l'Aga Khan gli dice con arguzia contadina: Santità se tu porti gli arei e i sardi possono viaggiare con i tuoi amici, io ti faccio l'aeroporto. Passano quattro anni e atterra, con tutte le autorizzazioni e un carico di vipperia internazionale, il primo aereo Alisarda. Paolo Riccardi, direttore generale della Costa Smeralda, durante il pranzo inaugurale confina l'avvocato di Sorso divenuto grande ufficiale di governo accanto a un'ismailita analcolico e da uomo di mondo trascorre il pranzo discutendo in francese sul Corano. Karim Khan alla fine gli dice: Adesso ho capito da cosa deriva la tua passione per il volo. Siccome il pranzo non prevede l'aragosta, Cottoni l'introduce di sorpresa patteggiando segretamente col ristoratore il conto di quella aristocratica tavolata. Nato ricco Salvatore Cottoni è morto povero e non certo per intrattenere gli arabi furbi e sparagnini. La sua è la storia di un grande stregone della politica. Chi lo sfotte per il suo dinamismo e la sua imprevedibilità, si sente rispondere, nella versione dialettale: E fallo tu. Amico di artisti e intellettuali nel privato, anche nel ruolo pubblico si avvale di gente di qualità. La sua task force è formata dall'ing. Ferrari, da Graziella Dalpin, Giommaria Casu, ingegnere di Berchidda figlio del glorioso Giangiorgio, Antonio Simon Mossa, il geometra Dessena, Mimì Pirino e Italo Santoni. Nel passaggio dalla Regione al Parlamento Cottoni si ammala di nostalgia: gli manca il radicamento col territorio, non sa fare a meno del dialogo con gli amici, della convivialità creativa, della carnalità contadina, delle strette poderose di mano, dei baci alle cento comari, dell'abbraccio dei nipoti adoranti. I suoi vezzi di celibatario, di finto scontroso carico di emozioni, le sue indignazioni private, gli entusiasmi per i successi della vita pubblica sono nella scatola nera custodita dalla moglie, Lucia Dessena, una bella signora paziente e affettuosa, capace di dare un rigore e una giusta collocazione a un uomo positivamente irrequieto, pronto allo scontro politico di fronte alle furberie della burocrazia e agli sgambetti dell'apparato politico. A Roma è in assoluto il leader dei socialdemocratici sardi. Pur avendo una solida e pregressa cultura politica e umanistica, nel comitato centrale bandisce le fumisterie di corrente e punta ad accreditarsi come un personaggio di fattura plebiscitaria, amante delle sintesi popolari, intento soltanto a procurare risorse e "occasioni di civiltà a una terra abbandonata". Usa la retorica e il pugno di ferro, modifica i linguaggi, diserta i riti, si disegna nel partito romano una nicchia con dentro un personaggio che senza andare in tv anticipa la politica dei leader virtuali. Quando ritorna a Sassari, nell'ufficio di Piazza Fiume, al primo piano, sempre immerso nella penombra, bacchetta Cenzo Simon, Manlio Perantoni e Franco Masala tentati dai misteri del centrosinistra e del parlamentarismo trasformista alla vigilia del compromesso storico. Il partito, dice, non ha bisogno nè di farmacisti, nè di notai, nè di avvocati. Ci vuole gente che invece delle puttanate inventi lavoro per la gente e abitui la gente a lavorare. Zio Salvatore mescola l'ardore giacobino alle affettuosità antiche del villaggio. A Sassari soltanto un altro professionista rispettato, portava l'enorme borsalino-sombrero di Cottoni, il notaro Salvatore Masala, che aveva avuto lo studio anche a Sorso. E come tutti i professionisti che avevano operato nella sua repubblichetta, erano tutti suoi parenti strettissimi. Salvatore Cottoni e Salvatore Masala somigliavano come due gocce d'acqua. Quando l'onorevole vedeva il figlio del notaro, ne antecipava l'abbraccio dicendo: Franco ma tu non vieni a baciare tuo padre? Ecco la testimonianza di due personaggi fondamentali nell'esistenza politica e privata del leader socialdemocratico di Sorso: Pietro Pigliaru e il nipote Antonio Arcadu. Pietro Pigliaru è stato il suo successore. Un rapporto di amore e di scontro durato venti anni. Pigliaru prima lo affianca e poi prende il suo posto nella guida del partito e nel governo della Regione. L'allievo, che viene dalla federazione giovanile, è più attento alle ragioni della politica e dello sviluppo generale, partecipa di più ai riti romani del partito, è il by pass tra il popolo dell'avvocato- stregone e la nuova classe sociale urbana che si riconosce nel Psdi, ugualmente e profondamente popolare ma più attrezzata per gli scontri con i partiti consociativi . " In Cottoni il realizzatore veniva prima della guida ideologica, che l'avvocato era pronto a ridiscutere ogni qualvolta si presentava un'occasione pratica per convogliare risorse nel territorio. La duttilità del maestro trovava una sua sintesi nel motto "Un ordine del giorno non si nega a nessuno". E poi andava dove lo portava il cuore e le bandiere del "suo" Psdi. E' scomparso nel momento di maggiore espansione del partito nell'ambito regionale e all'inizio della fase discendente del partito romano in ambito nazionale. Cottoni è rimasto sempre legato al pensiero lucido e pragmatico di Saragat. "Che cosa è rimasto del suo messaggio? Il Cottoni degli Anni Settanta -dice Pietro Pigliaru- ha anticipato i leader più popolari della politica virtuale che però non hanno ancora imparato a fare qualcosa di memorabile per i loro elettori. Quindi è un personaggio d'altri tempi. Oggi, però, potrebbe suggerire quelle soluzioni pratiche, di politica sostanziale, che il nuovo sistema politico ha dovuto accantonare." Antonio Arcadu è il direttore dell'Azienda di Soggiorno di Sassari, studioso dei problemi dello sviluppo turistico e dell'uso del territorio, brillante conferenziere, ha un ricordo commosso dell'uomo politico sorsense. " Zio Salvatore era il fratello famoso di mamma. Era quello che frequentavamo di più per contiguità fisica. Lui aveva studio in Piazza Fiume, noi eravamo gli inquilini istituzionali del palazzo di giustizia dove mio padre ricopriva il ruolo di presidente della corte d'assise. Saliva da noi o scendevamo da lui. Eravamo a due passi. Era una frequentazione assidua, nutrita da una cultura profonda degli affetti, fatta di disponibilità e di continuo stupore. Noi non abbiamo vissuto la sua visibilità pubblica. Anzi, la politica ce lo sottraeva ai giochi, ai racconti, alle sorprese, a quelle escursione nelle memorie antiche della famiglia. Era l'archeologo della nostra appartenenza. Noi eravamo gelosi della sua corte turbinosa di clientes e sostenitori, che lui trascurava non appena ci affacciavamo al suo studio. Sono stato l'unico nipote maschio che gli è rimasto accanto nei suoi ultimi giorni di vita. I suoi occhi lucidi in quel letto d'ospedale hanno attivato, a un passo più veloce, il film della nostre comuni esperienze. Ho trovato tracce della sua vita politica e della sua infanzia felice frugando poi con calma tra le sue carte. Il suo retroterra era quello di un'arcigna civiltà di contadini che si facevano gacobini per difendere la propria diversità, per irrisione nei confronti del potere e per impadronirsi dei saperi nuovi come unico strumento per cambiare la condizione sociale. Si è fatto avvocato per delega dei contadini senza avere paura della retorica". Un altro episodio della vita politica di Salvatore Cottoni. L'avvocato porta in visita a Sorso il segretario del partito Tanassi. Dalla folla si stacca un contadino che dice all'illustre ospite romano:" Onorevole, quando lo fate sottosegretario all'avvocato Cottoni? Cosa aspettate che si pisci le scarpe?" I suoi successi erano il campionato di un'intera comunità. Salvatore Cottoni è morto nel 1974 per una malattia largamente diagnosticata e lungamente trascurata. La gioia di vivere e l'ansia di fare hanno avuto il sopravvento sulle preoccupazioni per la salute. Aveva 57 anni.