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01 marzo 2002 CULTURA Pagina 40
  
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A Cagliari i campi di concentramento del comunismo

Sì, certo, Sassari decade. Decade come città tout court, ma anche come capoluogo, petite capitale del Nord Sardegna, di un nord piuttosto disarticolato e sempre un poco restio ad assumere iniziative comuni quanto, invece, volentieri concorrenziali con il capoluogo. Neppure Porto Torres ha subito il fascino di questo polo di (mancata) aggregazione. Poche o nulle iniziative comuni, nonostante il porto, anzi i porti (il secondogenito porto industriale avrebbe dovuto costituire una spinta che, in realtà , in buona parte, non c’è stata).
Non si dica di Alghero, che continua a vivere nel suo splendido isolamento e che ,per Sassari, è soltanto un luogo di vacanze, non di incontri e iniziative comuni nel versante turistico, ma non solo in questo. Non ci sono più grandi idee , grandi progetti ( come, al tempo dell’indimenticabile sindaco Pieroni, la scoperta di Platamona, spiaggia dei sassaresi e , più tardi e per la ricaduta economica che se n’è avuta per Sassari, la prodigiosa trasformazione della Valle dell’Inferno nel paradiso della Costa Smeralda, sia pure sotto la regia dell’Aga Khan )
Né più si discute di nulla. Non dibattiti ma chiacchiere, ciarameddi, secondo l’antico costume di Sassari, purtroppo sempre rispettato. Gli Amici di Sassari, che pure avevano mostrato un certo fervore d’idee e di iniziative, non sono più amici (della città) o si sono stancati di esserlo, rifugiandosi nel loro particulare. Forse perché al loro fervore non ha corrisposto un uguale entusiasmo da parte della cittadinanza.
C’è sempre più la tendenza al ripiegamento, all’arroccamento sulle vecchie conquiste, all’ombra degli antichi splendori. Lo segnalavo molti anni fa (Corriere della Sera del 18 aprile 1990), assai prima che il ministro Pisanu gettasse la sua pietra nello stagno di Sassari e pur sottolineando, allora come oggi, certa vivacità intellettuale e artistica che a Sassari non è mai mancata.
Sassari è una città in ritirata ed è difficile cercare le colpe di questa sorta di Caporetto, anche perché nessuno intende addossarsele. Anche la politica, specchio, sempre ,della società civile- sembra consumarsi in stupide, oziose diatribe ed essenzialmente in un plateale, sterile confronto tra berlusconismo e antiberlusconismo.
Termini che adombrano appena, quando pure lo fanno, comunismo e anticomunismo, come se non vivessimo in un’era post-ideologica che questi termini ha già messo in cantina da un pezzo, occorrendo oggi più che mai nuove categorie di giudizio per affrontare i problemi che più urgono, i progetti che ristagnano, il tempo che incalza.
Epperciò ricordiamo con un certo rimpianto il tempo in cui, di fronte all’urgenza dei problemi, si mettevano da parte le ideologie e ci si confrontava - anche allora si diceva così- sui problemi reali e concreti della gente e del luogo. Acqua, luce, strade, fogne, sebbene così poco esaltanti, a quanto pare, per chi se ne occupi.
Oggi la nostra classe politica mostra di non avere capito che alla gente interessa esclusivamente la soluzione di questi problemi concreti non il politicume che finisce per prevalere sulle vere istanze della città e sul problema dei problemi che la riguardano che è quello di stare al passo con i tempi, di non perdere i treni che passano e non tornano più, di convogliare tutte le sue forze - certo anche politiche ma anche economiche, intellettali, sociali, culturali- verso un traguardo comune, di più avanzata civiltà ( che deriva, appunto da civis e civilis)
Certo, Sassari resta comunque una città intellettualmente avanzata, culturalmente attrezzata, ma sempre meno attiva al servizio della città, sebbene reggano le grandi istituzioni che pure variamente ne governano lo sviluppo. L’Università,ma anche, per fare solo un esempio, la Camera di Commercio, diretta con molta intelligenza da Gavino Sini. Ci sono all’orizzonte appuntamenti di enorme respiro ( europeo: e l’aggancio con l’Europa è un appuntamento che riguarda proprio tutti: nuovo statuto per la Sardegna ( chiamiamolo per la seconda rinascita dell’isola e ,dunque, anche di Sassari ) e quant’altro.
Ci sono soprattutto gli strumenti (culturali, politici, morali, intellettuali, economici) perché Sassari faccia un balzo avanti(partendo, sì, dall’economia, motore di tutto, com’è stato detto, ma mai dimenticando che non c’è vero progresso sociale ed economico che non faccia capo a un solido e variegato progetto culturale ).
Ma occore altresì un serio e convinto lavoro di coordinamento di tutte le forze in campo, che tenga presente quel che diceva Sallustio : concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur ( con la concordia anche i piccoli stati- e non si dica i comuni- crescono, con la discordia anche i più grandi vanno in rovina “)
Teniamone conto ora che tutto sembra congiurare più alla disgregazione che all’ aggregazione, più ai vituperati opposti estremismi che alla serena dialettica delle parti e alla fruttificante collaborazione intorno ai grandi temi della rinascita e dello sviluppo. Della nostra Sassari e, più in generale, della nostra Sardegna..

Angelo Mundula.


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30/07/2002
Ida Pieroni, Sassari
http://www.orestepieroni.it
Io e i miei cugini siamo orgogliosi di aver avuto un nonno così lungimirante, però siamo meno orgogliosi della "fine" che sta facendo la nostra cara Sassari. Buon Lavoro Ida Pieroni P.S. Ho messo un link nel mio sito che punta su questo articolo, forse il titolo non è corretto!