Anno/Numero
  Titolo dell'articolo
2005 - 3  Un banchiere di lungo corso     
2006 - 1  Essere Amici in Azienda e fuori     
2008 - 4  PIERONIA - Sassari sul mare: Platamona     


Anno 2005 - n.3

UN BANCHIERE DI LUNGO CORSO
Reminiscenze personali

Dodici settembre 1953. Viale Umberto, n. 36. Direzione generale dell’istituto di credito agrario per la Sardegna: colloquio col dottor Angelo Giagu de Martini, segretario della Direzione generale dell’istituto di credito agrario per la Sardegna. Prova di dattilo grafia, superata, assunzione immediata.

Inizia il mio lavoro di bancario, conclusosi trentacinque anni dopo, tra scorsi tra l’Istituto di credito agrario per la Sardegna (nato nel 1927 dalla fusione delle Casse provinciali di credito agrario di Sassari e Cagliari) e il Banco di Sardegna, istituto di credito di diritto pubblico (nato nel 1953, dal l’assorbimento dell’I.C.A.S. nel Banco di Sardegna, istituito con provvedi mento dall’Alto Commissario per la Sardegna, Pietro Pinna, 1944). Venticinque anni vissuti, come tutti i dipendenti dell’epoca, caratterizzati dal potenziamento dell’ICAS, con l’assunzione di giovani laureati, primo fra essi, il dottor Giagu, essendo direttore generale il comm. Oreste Pieroni.

L’apporto di giovani laureati in discipline attinenti ai settori operativi dell‘Azienda consente il consolidamento territoriale e il potenziamento delle Casse comunali di credito agrario (con l’intesa e la partecipazione della Regione) mediante l’istituzione, ad iniziativa e cura dello stesso Istituto, di Uffici di corrispondenza in tutti i comuni dell’isola. E il Banco così crebbe, gettando le basi per la riorganizzazione e l’ammodernamento della struttura, incrementando lo sviluppo del credito agrario, finanziando la proprietà contadina e la produzione agricola, consolidando il capitale e il patrimonio immobiliare.

Gli anni del Banco con l’esercizio del credito ordinario sono stati molto impegnativi per il dott. Giagu, in funzione di segretario del Consiglio d’amministrazione. Con questo indirizzo il dott. Giagu pone le basi per lo sviluppo e l’organizzazione interna e periferica dell‘Azienda, si facilitano i rap porti con altre istituzioni bancarie pubbliche e private, crea i presupposti per facilitare l’approvazione della legge istitutiva del Banco di Sardegna, come istituto di credito di diritto pubblico.

Gli anni successivi sono di innovazione e trasformazione delle banche, che coinvolgono anche il Banco di Sardegna, come istituto di credito di diritto pubblico, più rispondente alle esigenze della collettività isolana, creando i presupposti per raggiungere nuovi traguardi nel settore del credito, istituendo sezioni speciali di opere pubbliche, di credito fondiario e dell’istituzione della Sardaleasing. Sono, però, anche gli anni di maggior travaglio della banca, conseguente ai rapporti per la partecipazione e il sostegno alla soluzione di problemi economici (chimica, petrolchimica, siderurgica, mineraria, ecc.) portano alla trasformazione del Banco di Sardegna in società per azioni e alla conseguente nascita della Fondazione del Banco. L’opera intelligente e continua del dottor Giagu, interprete delle norme di legge, delle direttive del Consiglio e delle sue applicazioni si esaurisce con la cessazione dalla carica di Direttore generale del Banco di Sardegna ed il collocamento in pensione nel 1991 ed il riconoscimento della Repubblica, il cui Presidente lo insignisce Cavaliere del lavoro.

Gli Amici del Banco, molti dei quali hanno avuto anche rapporti di stretta collaborazione, non possono non ricordare con simpatia l’averlo avuto come collega, certamente (siamo tutti pensionati bancari), ma nelle diverse fasi di rapporto, Segretario di Direzione generale dell ‘Istituto di credito agrario per la Sardegna, Segretario di Consiglio d’amministrazione del Banco di Sardegna, istituto di credito di diritto pubblico e, infine, Direttore generale del Banco di Sardegna (1969-1991).

Mario Era

Dott. Angelo Giagu De Martini



Anno 2006 - n.1

ESSERE AMICI IN AZIENDA E FUORI. L'ASSOCCIAZIONISMO SOLIDALE DEI LAVORATORI FATTORE DI SVILUPPO SOCIALE E DI CRESCITA AZINDALE
La relazione del resident al terzo Incontro Dibattito dell'Associazione

Vi sarete forse chiesti del perché di un tale titolo dato al mio intervento, dal momento che la nostra Associazione ha già tradotto in norma statuaria il principio enunciato, anche se all’attualità stiamo muovendo i primi passi verso la concreta sua realizzazione.

Dato per scontato almeno che fondatamente questo è l’obiettivo, però, dovremmo subito chiederci perché solo poche centinaia di nostri colleghi sinora hanno aderito a questa iniziati va dai contenuti sociali innovativi.

La risposta la troviamo considerando che questa nostra straordinaria ed eccezionale avventura è antesignana di un tempo nuovo che è maturato negli ultimi due decenni, circostanza questa che, con l’espandersi del tempo libero e del migliore tenore di vita, ha agevolato le aggregazioni secondo svariati modelli associativi, sia per motivazioni altruistiche che per soddisfare il desiderio di amicizia e di partecipazione.

Non ci ritroviamo qui nel campo del mero dopolavorismo o dello svago fine a se stesso. Posto che il collante sono la storia e la consuetudine nelle intese operative dei lavoratori, ed ancora l’amicizia, la stima, la fiducia consolidate giorno per giorno, la sfida che ci siamo data, e che vorremmo che tanti altri si dessero aderendo all’Associazione, è quella di creare un soggetto di crescita sociale, culturale, morale dei lavoratori ed in pari tempo una struttura capace di operare verso la società.

Il mondo degli anziani, le giovani generazioni che aspirano a farsi spazio nella vita, sempre più esposte ai rapidi e complessi mutamenti degli scenari economici e dei mercati, la comunità nella quale noi tutti viviamo, hanno bisogno anche del nostro impegno e della nostra presenza.

Non sottovalutiamo il nostro potenziale. Una maggiore e più condivisa partecipazione alla nostra attività ci potrebbe consentire di essere presenti nei dibattiti che riguardano la società, la gestione della cosa pubblica la cultura il tempo libero, lo svago, l’intrattenimento.

Il coinvolgimento dei colleghi in servizio potrà giovare ad un approccio più diretto e meno formale col management della Banca, col quale potrà stabilirsi un canale di dialogo non istituzionale ma parimenti efficace per l’ottimale rapporto di collaborazione.

Penso, infatti, che l’Associazione potrà promuovere d’intesa col Banco, in giornate non lavorative, incontri e convegni per dibattere problematiche inerenti il tempo libero, i rapporti interpersonali, idee innovative in tema di servizi e di procedure.

Il tutto secondo un fine che vuole essere complementare ai soggetti ed alle prassi istituzionali. Vuole essere di cooperazione e di ausilio. Vuole, infine, rafforzare lo spirito di bandiera e consolidare il senso di appartenenza. Sentimenti questi che l’Associazione esprime nel suo Statuto e che i soci vorrebbero rendere concreti e validi.

Pertanto, secondo la configurazione che ci siamo data, noi intendiamo esprimere l’associazionismo solidale dei lavoratori che si sviluppa in pari tempo verso gli associati, verso l’Azienda di appartenenza e verso la società. Innanzitutto con iniziative che creino occasioni d’incontro, di svago, di crescita culturale e di dibattito. Per concorrere allo sviluppo sociale e promuovere le relazioni interpersonali. Per questi motivi riteniamo essenziale e determinante anche un valido approccio con le rappresentanze sindacali, nostri colleghi al lavoro che operano secondo i codificati principi istituzionali. Anche in questo campo la nostra non potrà che essere una azione di collaborazione, meramente collaterale, unicamente finalizzata a rafforzare il rapporto umano, l’approccio ai problemi secondo finalità che rispettano gli ambiti di competenza del sindacato.

Per questi stessi motivi vorremmo tentare con i colleghi in servizio, con la collaborazione del Banco, la ricostituzione e l’avvio ad operatività del CRAL Istituzione che a Cagliari i bancari fanno egregiamente funzionare.

Per potenziare la nostra azione e renderla condivisibile, per diffondere le nostre idee e per comunicare con tutti, l’Associazione ha iniziato quest’anno la pubblicazione del suo periodico “La Pintadera”. Anche per questa attività occorre l’impegno di molti e la loro condivisione. La collaborazione alle attività dell’Associazione ed alla realizzazione del periodico deve essere data da tutti, ciascuno secondo i propri talenti!

Per la pubblicazione del periodico, tuttavia, non sono sufficienti gli scarsi mezzi finanziari della Associazione. Penso che il Banco, a quest’opera di diffusione delle nostre idee e della nostra attività possa dare stabilmente un suo contributo finanziario che possa consentirci di non far gravare la spesa di stampa e di spedizione sulle esigue entrate ordinarie dell’Associazione.

Nel concludere, voglio anticipare un’idea che proporrò al nostro Consiglio di Amministrazione. La costituzione a Sassari di una Biblioteca pubblica “Dei libri Donati”. La costituzione potrebbe essere realizzata dalla Fondazione del Banco con la partecipazione della Provincia e del Comune di Sassari. La struttura potrebbe essere ospitata nei locali della sede della Fondazione. Il materiale librario dovrebbe arrivare dalle donazioni pubbliche e, soprattutto, dai privati. Infatti questa idea nasce dalla constatazione che spesso raccolte anche considerevoli di volumi rischiano di essere disperse al momento del trapasso di chi amorevolmente e con passione le ha costituite. Sapere invece che un’istituzione meritoria custodirà quei patrimoni di cultura e che chiunque ad essi potrà libera mente attingere, potrà indurre quanti hanno timore della dispersione dei valori con tanto amore posti assieme nel corso della sua vita a farne dono alla “Biblioteca dei Libri Donati”.

Meditando sulla nostra Associazione e su noi, ho letto con piacere queste poche frasi di GIBRAN KAHLIL, che come gocce di sapienza verso nei vostri cuori:

”Fu detto che la vita è oscurità, e la vostra debolezza ripete le parole dei deboli come un’eco.
E io vi dico invero che la vita è oscurità se non vi è slancio,
E ogni slancio e cieco se privo di sapienza,
E ogni sapienza è vana senza agire,
e ogni azione è vuota senza amore,
e lavorare con amore è un vincolo con gli altri, con voi stessi e Dio”.


Giuseppe Tito Secchi

Da sinistra: Nino Costa, Oreste Pieroni, Carru, Il Presidente Segni e Francesco Cossiga.
Inaugurazione sede di Roma 11 gennaio 1958



Anno 2008 - n.4

PIERONIA
SASSARI SUL MARE: PLATAMONA

«Ohi Pratamona cara, cara...»: così inizia una poesia di un contemporaneo vivente, un certo Tzizzu Pira, sassarese d'a¬dozione e conosciuto soprattutto come venditore della gusto¬sa fainè; e fratello di Valentino, ancora più noto per la bravu¬ra nel preparare questa focaccia di farina di ceci.
Ho citato questo particolare perché in questa composizione Tzizzu parla con rimpianto e nostalgia di questa località balnea¬re. Ed io dico: se ne parla così un non sassarese, cosa dovremmo dire noi, nati e cresciuti nella città, su questo argomento?
Dal canto mio posso dire tante cose, perché molte giornate della mia fanciullezza le ho trascorse su quella spiaggia, allora anco¬ra solitaria e a tratti selvaggia; ma molto potrebbero dire i miei nonni, che certo facevano qualche sacrificio più di noi per rag¬giungere quel tratto di costa, che allora era conosciuto col nome di Abbacurrenti, ossia "Acqua Corrente", perché nei pressi di una torre spagnola che sta su un lato, sfocia un fiumicello.

Prima che arrivasse il tempo dell'automobile, adesso accessi¬bile a tutti, i nostri nonni, e anche i nostri genitori, si serviva¬no di carri a buoi o di tumbarelle (barocci) trainati da un cavallo: caricate le provviste, fatti salire i familiari ed even¬tualmente qualche amico, partivano sin dalla notte del sabato per essere già all'alba sulla spiaggia. dove trascorrevano una giornata in allegria, con relative abbondanti bisbocce. all'ombra di lenzuola fissate alle stan¬ghe dei carri.

È stato nel dopoguerra che la frequenza della spiaggia si è fatta più intensa: con lo sviluppo della motorizzazione automobili, autobus e motorette hanno iniziato a riversare un numero sempre crescente di sassaresi su quel litorale, che era ormai conosciuto col nome che si usa ancora oggi. Platamona.

Di questo tratto di costa il comune di Sassari ne possiede in realtà un tratto piuttosto breve, che va dalla torre spagnola alla grande Rotonda asfaltata che si affaccia sul mare. Ma il sindaco Oreste Pieroni riuscì negli anni Cinquanta a farne una frequentatissima succursale balneare della città. Molto attivo e "decisionista", è ricor¬dato per aver rallegrato la vista dei suoi concit¬tadini con giardini e fiori sparsi in tutta la città; e, soprattutto, perché riuscì a far asfaltare in soli due mesi il tratto di strada di circa sei chilometri che da Ottava, lungo la strada per Porto Torres, era necessario per arri¬vare comodamente alla spiaggia; nel tratto finale il percorso diventava un bellissimo viale degli Oleandri che si concludeva nella Rotonda, ornata lungo i bordi da grandi vasi (Jorre), nei quali crescevano ancora tanti fiori.

In un boschetto impiantato dietro la Rotonda fece costruire una serie di villette per i funzionari del Banco di Sardegna o, più precisamente, dell'ICAS, come si chiamava allora, Istituto di Credito Agrario Sardo, del quale era direttore generale; case che si possono vedere ancora oggi, anche se in più di un caso sono passate ad altri proprietari. Tale fu il ruolo di questo sindaco che qualcuno denomi¬nò la zona: "Pieronia". In breve questa spiaggia conobbe un vero e pro¬prio boom e iniziò a vantare un'affluenza di fre¬quentatori che faceva invidia ad altre famosissi¬me spiagge del continente. A più breve distanza ne risentirono la concorrenza, località di mare come la Marinella e Lo Scoglio Lungo, entram¬be a Porto Torres, che avevano goduto in prece¬denza del collegamento ferroviario col capoluo¬go: in estate quel treno, lu trenu di Porthutorra, era sempre stato affollato di bagnanti.

Ma Pieroni aveva visto giusto quando aveva preso la decisione di dare ai sassaresi una loro spiaggia. Così per molti, dalla mia generazione in poi, la scoperta di quel mare e le giornate tra¬scorse su quella spiaggia rimangono parti importanti dei ricordi dell'infanzia e della giovi¬nezza.

C'era ad esempio un gioco che divertiva moltis¬simo i bambini, un gioco che era stato ideato spontaneamente, utilizzando le risorse offerte dall'ambiente: era il bagno con relativi tuffi e rincorse fuori dall'acqua, per raggiungere la cima di dune immense che sembrano montagne e quindi rotolarsi bagnati fino a “valle”; e successivamente, “impanati” di sabbia come un fettina alla milanese pronta alla padella, rigettarsi in acqua: e così via, un'infinità di volte, fino a quando, stremati, stralunati e affa¬mati, raggiungevano i rispettivi ombrelloni per approvvigionarsi di panini imbottiti... chi li aveva!
Grande fu dunque. dicevamo, il successo che questa spiaggia conobbe subito dopo la valoriz¬zazione promossa da Pieroni, vale a dire negli anni Cinquanta e Sessanta: un periodo fiorentis¬simo anche per le attività commerciali e del tempo libero che vi si erano insediate. Vi operavano tre complessi balneari. C'era il Lido Mura, a sinistra rispetto alla Rotonda, dotato di tutti i servizi. Disponeva anche di una pista da ballo con arena per spetta¬coli, un ristorante con snack-bar ed un adeguato servizio di spiaggia con relative cabine in legno; inoltre funzionò per un bel po' di tempo un night club, un azzardo per quei tempi, il massimo del divertimento notturno per una schiera di altret¬tanto azzardati frequentatori.

Un altro stabilimento fu quello di Montalbano, a destra della Rotonda, dove freschissime e ampie cabine in muratura, tutte tinte di bianco, domi¬navano la spiaggia da altissime dune; al centro c'era una terrazza sulla quale si affacciavano un punto di ristoro e uno spaccio di generi alimen¬tari. I servizi funzionavano molto bene e quel tratto di spiaggia era frequentatissimo, anche perché non veniva fatto pagare l'ingresso. Il fiore all'occhiello di Platamona era però il Lido Iride: qualche centinaio di metri dalla Rotonda, e quindi in territorio di Sorso; era stato ideato e realizzato dal commendator Sebastiano Pani, imprenditore nel campo degli autotraspor¬ti, al quale dobbiamo riconoscere il merito di una struttura che faceva onore a Platamona e alla città di Sassari.

Era un complesso attrezzato di tutto quanto potesse essere utile ad una piacevole vacanza sulla riva del mare. C'era anche una arena all'a¬perto, dove davano spettacolo gli artisti più noti del tempo, anche di fama internazionale.

Il Lido Iride era molto riservato e tranquillo, veniva frequentato dai sassaresi del ceto medio-alto, così come il Lido di Mura, mentre quello di Montalbano ospitava famiglie di piccola borghesia: la spiaggia libera che si apriva da una parte e dall'altra ospitava invece gente del popolo, che soprattutto in quegli anni aveva un rapporto tutto particolare con il mare. I sassaresi infatti, un po' come tutti i sardi, sono stati per secoli lontani dalle coste e hanno fatto prevalentemente vita di campagna. Soltanto in quell’ultimo mezzo secolo l'atteggiamento è finalmente cambiato, tutti si sono adeguati alle mode della vacanza diffuse dai mass-media, soprattutto la televisione.

In quegli anni, mentre bambini e ragazzi erano attratti soprattutto dall'acqua, gli adulti preferivano godere dell'aria buona e del fresco sotto l'ombrellone, e quindi dei buoni piatti che venivano portati già pronti da casa: ciggioni in labamanu, cuccoidu a piernu, ciogga cun pumata e ziodda, mirinzana in forru e alla parmigiana, zuicchitti ripieni, poipu agliaddu, il tutto con , per concludere, sempre secondo tradizione, con la sindria.

A quei tempi non esistevano i cassonetti della nettezza urbana, tanto meno i bidoni per i rifiuti, ma la spiaggia rimaneva pulitissima perché tutto era biodegradabile, la buccia di giogga veniva gettata in profonde buche scavate nella sabbia e poi ricoperta, così come i resti dell'anguria. I prodotti della terra tornavano insomma alla terra e chissà, forse, fra duemila anni verranno scoperti tutti quei fossili di lumache e attribuiti a chissà quale civiltà antica.

Il bagno di mare, dicevo, veniva fatto soprattutto dai giovani; tra loro suscitavano invidia i pochi che, appoggiandosi su una grossa camera d’aria d’autocarro ben gonfia, potevano arrischiare e andare al largo, servendosene come fosse un canotto di grande pregio.

Strutture di contorno punteggiavano tutti il litorale: c'erano bar, punti di ristoro e ristoranti, oltre a gazebo che vendevano giornali e spacci di generi alimentari; più una serie di servizi da far invidia alle periferie e alle borgate della città.

C'erano: un posto fisso di Polizia urbana, un locale per il Pronto Soccorso, un ufficio postale ed uno sportello bancario. Questo perché oltre ai villeggianti che si trasferivano per stare sino a quattro mesi nelle case sparse nella pineta nel retro della rotonda, c'erano anche molti che vi abitavano per tutto l'anno.

C'erano poi tutti i sassaresi che si servivano dei casotti, abbattuti in seguito un’ordinanza comunale. Erano in legno e disposti in ordine geometrico, formando vere e proprie vie di un villaggio che si estendeva dal Lido Montalbano fin oltre il Lido Pani.

I frequentatori e gli habitués erano degli appassionati e amanti del litorale di Platamona, formavano un vero e proprio agglomerato umano con un insieme di famiglie che convivevano le une vicine alle altre dividendo ogni sorta di problema con grande senso di collaborazione. E nel fine settimana, quando i capifamiglia, spesso pendolari per seguire il loro lavoro a Sassari, si riunivano per dare il via al tradizionale ziminu, che col suo profumo inebriava anche i più lonta¬ni, la serata si concludeva con canti a momenti allegri a momenti accorati che avevano il potere di azzuddì la peddi, come si dice in sassarese.

Questi veri sassaresi, che per svariati anni abita¬rono questi casotti, facevano di tutto per restare il più possibile sulla spiaggia; ma erano allo stesso tempo tanto fedeli alle tradizioni che ogni anno organizzavano anche la sfilata di simbolici candelieri a Ferragosto, per non dimenticare questa secolare tradizione, col pensiero rivolto alla vera faradda che si svolge in città.

Tra i casotti sono nate anche molte storie d'a¬more, e si sono uniti cuori che hanno formato altre famiglie e altre generazioni; e che ora nutrono simpatici ricordi da trasmettere ai figli e ai nipoti, accompagnati con tutti gli accostamen¬ti e paragoni del caso con le trasformazioni venute in seguito, fino ai giorni nostri.

Momento memorabile quello in cui si svolgeva lo spettacolo dei fuochi artificiali, la notte del 16 agosto. In epoche più lontane si facevano a Sassari ma poi, visto che la maggior parte dei sassaresi era a Platamona, si decise di farli al mare; e così a tutti quelli che erano rimasti in città non restava che raggiungere la marina, ser¬vendosi soprattutto degli autobus della ditta Pani, che svolgeva un efficientissimo servizio di collegamento tra Sassari e il suo mare. Un servi¬zio che ha avuto un ruolo determinante per il successo del litorale.

In quegli anni di grande afflusso, quando l'auto¬mobile non era ancora bene di tutti, il servizio veniva svolto con diverse corse al giorno anche dalla SCIA, azienda di autotrasporti diffusa in tutta l'isola; poi, quando questa sospese i colle¬gamenti, vi fu un proliferare di tassisti abusivi: si servivano soprattutto di Fiat Seicento Multipla e, in barba alla legge, effettuavano ripetute corse come fossero titolari di una rego¬lare licenza. Anche la loro presenza fu utile ai bagnanti che si affollavano a tutte le ore ai punti di partenza, in particolare si dimostrava indi¬spensabile nelle ore di punta e in occasione di scioperi e di improvvise interruzioni dei servizi di linea.

Altra meritevole iniziativa quella dell'onorevole Salvatore Cottoni, avvocato sorsense e deputato, oltre che più volte amministratore regionale e assessore al turismo, il quale, per dare maggior respiro al territorio di Platamona, fece costruire una strada in direzione di Castelsardo dalla quale vennero fatte diramare delle discese a mare che vengono impropriamente chiamate "pettini": in realtà sono dei denti di pettine, pet¬tine è tutto l'insieme.

L'apertura di queste strade consentì i primi inse¬diamenti alberghieri sul litorale, che anticiparono a loro volta le altre iniziative sviluppatesi poi in tratti di costa che avrebbero acquisito maggior prestigio, in particolare la Costa Smeralda.

Così Platamona, nel cuore degli anni Sessanta, divenne il più importante litorale costiero della Sardegna, sia per la sua frequentazione che per i servizi esistenti.

Un ruolo importante lo svolgeva in proposito anche il periodico satirico "La Cionfra", lettura prediletta di molti sassaresi: gli scandaletti erano all'ordine del giorno e i collaboratori sfruttava¬no bene ogni occasione, proponendo anche sim¬paticissime vignette.

Quando, arrivati alla Rotonda, si sbarcava dagli autobus, si notava subito il clima allegro e scan¬zonato che vi dominava: la prima impressione veniva data dalla presenza dei juke box che ad un altissimo volume diffondevano brani musica¬li in voga in quel periodo, primi tra tutti quelli di Adriano Celentano.

Una grande curiosità si diffuse poi quando alcu¬ne strutture alberghiere, in particolare l'hotel Pontinental, in seguito Pineta Beach, adesso Villaggio dei pini, iniziarono ad ospitare villeg¬gianti inglesi i quali, per la naturalezza del loro modo di vivere, mostravano in spiaggia, senza alcun pudore, parti del corpo solitamente nasco¬ste. Quando la voce si diffuse furono numerosi i sassaresi che, col pretesto di una passeggiata, iniziarono a raggiungere la spiaggia dell'hotel, abbastanza lontana dalla Rotonda, per sbirciare quanto di insolito veniva proposto ai loro occhi, col relativo piacere che ne conseguiva alla vista, a parte quando capitava di vedere anziane signore con attributi decrepiti e cascanti: amara delu¬sione!
Nel frattempo gli abitanti dei casotti vennero a sapere che una nuova legge prevedeva l'abbatti¬mento delle abitazioni precarie sugli arenili; tale era il loro attaccamento a Platamona che molti di loro pensarono subito di acquistare una seconda casa nei complessi che avevano iniziato a sorge¬re nella pineta sorta in quegli anni a ridosso del vicino litorale di Sorso. Così, nel momento in cui l'ordinanza divenne esecutiva, molti di loro si ritrovarono in questi villaggi e poterono pro¬seguire il ritmo della loro vita balneare, in un ambiente più sano e moderno e con la comodità di una vera casa e di tutti i relativi servizi.

Dopo l'abbattimento dei casotti, cui si sono accompagnate la scomparsa del lido Mura e l'abbandono del Lido Iride da parte del commen¬dator Pani, Platamona non è più la spiaggia fre¬quentatissima di un tempo, molti servizi sono venuti a mancare, è iniziato un periodo di grave declino. Solo qualche esercizio pubblico riesce a sopravvivere con grandi difficoltà, purtroppo il degrado e l'abbandono stanno incalzando ine¬sorabilmente, sembra vogliano decretare la fine di una gloriosa spiaggia che per oltre mezzo secolo ha accolto almeno due generazioni di sas¬saresi.

In questi ultimi anni la spiaggia è stata abbando¬nata a se stessa, trascurata dalle istituzioni e dagli stessi frequentatori. Il sassarese ormai arri¬vano a malapena a visitare la Rotonda, soprattutto in primavera, per una semplice passeggiata del sabato e della domenica, alla ricerca di vecchi ricordi. Qui rimane soltanto il banco di torrone a proporre i sui prodotti, affiancato da una miriade di vu cumprà che occupano i marciapiedi tutt'intorno esponendo la loro mercanzia.

Si nota molta nostalgia negli occhi delle persone di una certa età che passeggiano con lo sguardo rivolto al mare: il loro pensiero corre ai ricordi della gioventù, al tempo in cui Platamona era una spiaggia brulicante e allegra. Mentre al largo stavano ormeggiate mastodontiche navi petroliere in disarmo, quasi un cimitero di relitti che impegnava l'orizzonte. Erano in tanti i coraggiosi che in barca o con i mosconi le raggiungevano, con grande fatica e rischio, visto che distavano alcune miglia dalla spiaggia, per la curiosità di vederle da vicino.

Tra i tanti pregi di Platamona c'è anche la pescosità del suo mare, ancora oggi vi si cimentano pescatori professionisti e dilettanti che realizzano quasi sempre discreti "carnieri" di pesce prelibato, soprattutto orate di buona pezzatura.

In questi ultimi tempi sembra che qualcosa si stia finalmente muovendo, sono in programma ristrutturazioni di alberghi, del Lido Iride e del famoso villaggio La Plata, che avevo dimenticato di citare, così come il camping Cristina e l’hotel Del Golfo, tutti immersi in una bellissima distesa di pini ai quali si alternano pregiati e profumati ginepri.

Anche, l'attenzione degli ambientali è rivolta a Platamona, penso che bisognerebbe appoggiarli per poter arrivare ad un recupero che consenta una miglior vivibilità di tutta la zona. Perché non credere anche ad uno sviluppo di questo litorale e alla possibilità di sfruttare meglio questa risorsa naturale vicino alla città, che può contare su ben undici chilometri di spiaggia? Non è un'utopia, è un progetto realizzabile, soprattutto se le istituzioni avranno fiducia in un’economia turistica capace di risollevare la condizione precaria del territorio. Un apporto notevole potrebbe darlo anche la realizzazione di un porto canale collegato con lo stagno retrostante, ormai morente.

Non voglio, comunque, terminare questo racconto con le critiche, ma anzi con un grazie a tutti i sassaresi che hanno voluto bene alla propria città e quindi a questa loro spiaggia; un luogo di vacanza che ha segnato per molti di noi il passo cadenzato del tempo, e le vicissitudini personali di ognuno, permettendoci di incamerare ricordi indelebili che dobbiamo riproporre ogni volta che è possibile ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Una sola cosa non è mutata in quel litorale, sono i rosei e tiepidi tramonti di settembre, e nessuno potrà mai privarcene finché saremo in vita; tramonti di una serenità unica, mentre le nostre ombre si allungano a dismisura sulla spiaggia affollata soprattutto di ricordi, tanti quanti sono i granelli di sabbia che la compongono.


Ciao Platamona, resterai sempre nei nostri cuori!
Tino Grindi

Le cabine della foto erano del sindaco Oreste Pieroni

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