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Il Banco di Sardegna è, apparentemente, una banca di origini recenti, essendo stata fondata nel 1953. In realtà è una tra le più antiche d'Italia.
La capillare rete di dipendenze con la quale il Banco raggiunge anche i più sperduti tra i villaggi della Sardegna è infatti l'eredità degli antichi Monti frumentari, stabiliti dagli spagnoli e sistematicamente diffusi dal Piemonte nel Settecento.
VI - IL BANCO DI SARDEGNA: DA STRUMENTO DI SVILUPPO
A GRANDE ISTITUTO DI CREDITO
2 Nascita e primi passi di una banca regionale
La trasformazione dell'Icas in un istituto di credito di diritto pubblico abilitato all'esercizio del credito ordinario richiese tempo, pazienza e - probabilmente - una spinta esterna.
Nell'immediato dopo guerra, si vennero formando due diverse opinioni circa il futuro assetto del sistema creditizio sardo. La prima riteneva opportuno a) mantenere in vita l'Icas con le funzioni sinora esercitate alle quali si sarebbe dovuto aggiungere l'esercizio del credito ordinario, b) rendere effettivamente operativo quel Banco di Sardegna nato con il provvedimento legislativo del 1944 e da allora vivacchiante quasi solo sulla carta...
Oreste Pieroni (1938)
...Passarono due anni e mezzo tra l'approvazione della legge e l'insediamento del primo Consigliodi amministrazione del nuovo Banco di Sardegna che aveva assorbito l'Icas. La continuità con quest'ultimo fu totale: dei 710 milioni del patrimonio iniziale 560 venivano dal vecchio Istituto così come il personale, a cominciare dal direttore generale
Pieroni
. L'avvio delle attività fu piuttosto lento. Più che per l'espansione quantitativa - che vi fu ma fu assai meno esplosiva di quella del decennio successivo - i primi anni furono importanti per la riorganizzazione, per l'affidamento della prassi operativa, per il superamento di difficoltà nei rapporti con il mondo esterno...
V - L'ISTITUZIONE DEL BANCO DI SARDEGNA
2 La legge 11 aprile 1953, n.298
La legge dell'aprile 1953 sottolineava, ancora una volta, la rilevanza delle scelte di politica economica assunte dall'autorità centrale nella definizione delle strutture del sistema di credito sardo, ma anche, analogamente a quanto avvenuto nel 1927, la capacità autonoma del ceto finanziario sassarese nel conciliare con queste scelte la crescita dell'istituto di credito, di cui avevano la direzione, sino ad incidere sulla stessa natura dell'intervento statale.
Una conferma di quest'ultima considerazione è data dall'esame progressivo dei progetti di trasformazione dell'lcas cui il CdA si fece carico a partire dal dopoguerra.
Nella riunione del 25 aprile 1944, Flaminio Mancaleoni, commissario straordinario, coadiuvato da Francesco Cossiga, direttore generale, presentò un progetto operativo che impegnava l'Istituto a modificare gradualmente la propria attività, abbandonando l'azione di intermediazione sugli ammassi, i quali, pur avendo procurato negli ultimi anni "un imgente gettito di interessi attivi", erano da intendersi "come operazioni straordinarie", per sostituirla con operazioni di anticipazioni su deposito di merce, pratica per cui si richiedeva un potenziamento della rete dei magazzini pubblici, soprattutto con attività al credito edilizio, ritenendo questo un settore in rapida espansione, con il ripristino di operazioni di credito di esercizio, sebbene l'accresciuta "disponibilità di circolante rende[sse] gli agricoltori meno interessati a queste ultime (ASBdS, Icas, Vcda, cit)". Il 24 giugno 1946, Cossiga informava il Consiglio che della volontà di trasformazione dell'Icas si era avuta eco nella Consulta regionale, che aveva fatto voto all'Alto commissario "perché in sede di proposta di modifica del D.L. 29 dicembre 1944, n. 417, vo[lesse] provocare dal Ministero un provvedimento che attu[asse] la creazione del Banco di Sardegna con la trasformazione dell'Icas, lasciando in piedi un nuovo ente la sezione di Credito agrario con fisionomia giuridica ben distinta ed aggiungendovi una sezione di cassa di risparmio attraverso la quale [avrebbero potuto] svolgersi le credito ordinario (Ibid)".
Il 26 marzo 1947 il presidente il Cda della posizione assunta dai rappresentanti dell'Icas in una riunione commissario, in cui si era chiesto parere dell'istituto sulla possibilità di una fusione tra Icas convocata dall'Alto e Banco di Sardegna, finalizzata ad utilizzarne il patrimonio e i depositi dell'ente agrario per il progetto di industrializzazione della regione; questi, però, avevano "rifiutato questo progetto, ribadendo che il Cda era favorevole ad un ampliamento delle funzioni, non ad un suo radicale cambiamento nel sei vento, e [avevano] ribadito come positiva l'ipotesi di costituzione, come sezione autonoma dell'Icas, di una Cassa Sardegna (Ibid)".
La soluzione di ampliare l'attività dell'Istituto nella direzione di una Cassa di risparmio era ritenuta la più facilmente realizzabile, in quanto consentiva di valorizzare la capacità di raccolta e di liberare l'ente dall'obbligo al credito agrario, che si riconosceva avere margini di utili minori di quelli del credito verso gli enti locali e la piccola e media industria attiva nella regione.
Il 16 aprile del 1947 il presidente dell'Icas dichiarava che, essendo stata scartata la tesi della fusione tra i due enti di credito, "restavano due vie: creare in Cagliari, in luogo del previsto Banco, un ente destinato ad esercitare il solo credito industriale ed in tal caso andare incontro ai bisogni dell'Icas concedendogli la facoltà, per ampliare il campo di attività, di compiere anche le operazioni contemplate dal T.U. relativo alle casse di risparmio, tenendo rigorosamente distinta tale gestione da quella di credito agrario, oppure, in caso che le autorità competenti non [avessero ritenuto] opportuno creare in Sardegna un istituto indipendente di credito industriale con fisionomia regionale [...], istituite formalmente come sezione autonoma dell'Icas una vera e propria cassa di risparmio con sede in Cagliari [...]", sottolineando come "tra queste due soluzioni l'Istituto [desse] la sua preferenza alla prima".
Il ceto politico finanziario sassarese tracciava quindi, tramite Mancaleoni, le linee per uscire dallo stallo seguito alla istituzione cagliaritana del Banco di Sardegna, che l'ente agrario regionale auspicava già dal 1930, nell'assicurare una soluzione che rispondeva all'insieme della domanda di credito agevolato originata dall'ambiente economico sardo, delegando la messe dei finanziamenti pubblici al nuovo ente e facendosi carico dell'onere della raccolta di risparmio locale, a condizione di mantenere in vita l'Istituto e di assicurargli i margini di una sicura ripresa tramite la possibilità di assumere incarichi finanziari per conto di enti statali e regionali, quali in primo luogo quelli di tesoreria.
Come espresso contestualmente, la prima soluzione non avrebbe inoltre richiesto, per quanto atteneva all'Icas, altro che una modifica dello statuto.
Su questa soluzione si tornava in un primo momento nel 1949, dopo che nuovamente nell'aprile del 1948 la verifica su diverse ipotesi di fusione aveva avuto esito negativo, e poi in ultimo nel biennio 1953-55.
Dell'esito negativo registrato nel 1948 riferisce in modo dettagliato al CdA del 28 febbraio dello stesso anno Oreste Pieroni Antonio Segni, ministro dell'Agricoltura; questi si era mostrato disponibile ad intervenire a favore dell'ente, ma aveva chiesto di "preparare un progetto, in collaborazione con il capo divisione del tesoro Comm. Cappello, inteso a risolvere la questione dell'Istituto abbinandola a quella della costituzione del Banco di Sardegna". Non si riuscì però, in questa sede, ad andare oltre la formulazione di due progetti antitetici, uno a favore dell'Icas e l'altro a favore del Banco.
ll Cda deliberava quindi di proseguire nell'ipotesi di modifica dello statuto, di incremento nella raccolta, di finanziamento, quando questo fosse stato concesso, di piccole e medie imprese dipendenti dal settore agrario, o ad esso fortemente associate.
Il nuovo statuto approvato dal ministero il 30 maggio del 1949 concedeva alla direzione dell'Icas di "estendere le operazioni a favore dell'agricoltura che non [avessero] fini di speculazione od aleatorietà"; si è detto che nel marzo dello stesso anno fu approvato lo statuto del Banco di Sardegna e che nell'ottobre del 1950 fu attivata con sede in Cagliari la Cassa autonoma di credito industriale.
Veniva così a realizzarsi la prima parte, quella istituzionale, del progetto politico economico dell'élite liberale moderata sassarese, cui culturalmente e socialmente faceva riferimento lo stesso Segni; la seconda parte, fondata sulla raccolta dei depositi della crescita di attività di sostegno di sostegno dell'Icas per tramite degli enti pubblici, venne avviata nel 1949, anno in cui si aveva anche il rinnovo nella direzione dell'ente; alla presidenza veniva chiamato l'anziano Gino Foletti, alla direzione generale il politico Oreste Pieroni. L'Icas diveniva così insieme istituto di credito agrario e cassa di risparmio.
Come dichiarato in seguito dallo stesso Oreste Pieroni, si era vicini ad un cambiamento: "l'opera di potenti entità finanziarie, quali la Cassa per il Mezzogiorno e l'Ente per la trasformazione fondiaria ed agraria della Sardegna, e i massicci interventi dello Stato e della Regione hanno messo in moto l'intero settore agricolo, creando problemi collaterali di finanziamento" In precedenza Pieroni aveva indicato come massimamente urgente l'impegno dell'Istituto ad "ampliare la propria rete di uffici di corrispondenza" e ad "elevare la massa di titoli di proprietà, per vincolare su una sicura linea di manovra i mezzi destinati fronteggiare le necessità della gestione creditizia e bancaria".
I - LA COSTITUZIONE DEL BANCO DI SARDEGNA
2 Una transizione imperfetta : strutture organizzative e linee operative
...La formazione di un istituto di credito ordinario che realizzasse funzioni di politica economica nella regione non si poteva conseguire con il solo rispetto dei generici canoni amministrativi ereditati, "cioè liquidità, giusta coordinazione economica delle operazioni, capacità di dare risposte pronte e sufficienti alle sollecitazioni ambientali": le strutture organizzative apparvero così "un abito largo riempito solo per metà"
Il direttore generale Pieroni - artefice della struttura organizzativa dell'Icas a cui venne assegnata la responsabilità di assicurare la continuità operativa34 - dovette risolvere un duplice ordine di questioni: da un lato si dovette adeguare l'organizzazione alle nuove funzioni creditizie; dall'altro si rese necessario acquisire le competenze tecniche richieste dalle attività di credito ordinario...
...L'organigramma disegnato da Pieroni nella prima metà del 1956 si articolava in un Ufficio centrale e in cinque uffici di direzione centrale secondo uno schema lineare di distinzione delle funizioni principali (Segreteria generale, Servizio di credito agrario, Servizio di credito ordinario, Ragioneria centrale, Ispettorato). La rete delle dipendenze fu strutturata sui cinque livelli della rete prrmaria (sedi provinciali; flliali di prima, seconda e terza categoria; agenzie di città), e sui due livelli della rete secondaria degli enti intermediari (uffici locali e casse comunali di credito agrario)...
34Il riconoscimento dell'attività di Pieroni - direttore generale dell'Icas dal novembre 1950 - venne formalmente espresso durante la prima seduta consiliare del Banco di Sardegna: cfr. ABdS, Cda, 23 dicembre 1955. Pieroni, nato nel 1899, entrò come semplice impiegato nella Cassa Provinciale di Credito Agrario di Cagliari nel 1926. Nel 1944 venne promosso direttore centrale dell'Icas, di cui diventò direttore generale, reggente nel 1949. Dal 1946 al 1958 Pieroni fu sindaco di Sassari (cfr. ABdS, Cda, 26 marzo 1961).
I - LA COSTITUZIONE DEL BANCO DI SARDEGNA
3 Lo sviluppo delle nuove funzioni tra resistenze e concorrenza
...Il Banco di Sardegna intervenne a favore della Società mineraria carbonifera sarda (Carbonsarda) nei primi mesi del 1958 concedendo, su richiesta della Regione, un prestito di 100 milioni che doveva soddisfare necessità immediate...90
90La richiesta della Carbonsarda fu accompagnata da una lettera del ministero delle Partecipazioni statali, il quale dichiarava il proprio impegno. La decisione di sostenere la Carbonsarda fu adottata - come volle ribadire chiaramente il direttore generale Pieroni - "in considerazione degli eccezionali contingenti motivi che qualificano la nuova domanda, ma questo purché vengano riconosciuti, e in via definitiva, appunto il carattere assolutamente eccezionale dell'operazione e la correlativa impossibilità per il Banco, quindi di far luogo all'esame di nuove eventuali istanze
della Carbonifera"(cfr. AbdS, Cda, 20 maggio 1958)...
... Le smagliature nei metodi controllo contabile tra centro e periferia si rivelarono appieno in occasione di un'ispezione presso la filiale di Genova. Le verifiche della contabilità della filiale di Genova rivelarono che al 30 novembre 1959 esistevano crediti "illeciti" allo scoperto per 650 milioni e fideiussioni assunte, sempre "illecitamente", per altri 970 milioni a favore della
Società generale cacao (gruppo Delfino).95
95Con gli ordinari riscontri contabili della ragioneria centrale non sarebbe stato possibile accertare alcuna irregolarità poiché il sistema di rilevazione contabile adottato dal Banco - in accordo con l'autonomia funzionale di gestione delle dipendenze - prevedeva procedure di verifica sostanzialmente decentrate tramite ispezioni periodiche presso le singole sedi periferiche. Questa soluzione disimpegnava il Banco attraverso le rilevazioni giornaliere dei movimenti economici delle filiali che mensilmente avrebbero dovuto trasmettere alla direzione centrale di Sassari le singole situazioni e con esse l'analisi delle entrate e delle spese. L'altro sistema di rilevazione contabile prevedeva invece l'amministrazione diretta attraverso la centralizzazione meccanizzata in un unico centro di ogni operazione effettuata dalle dipendenze (si vedano le spiegazioni date da Pieroni al riguardo in ABdS, Cda, 21 dicembre 1959)...