La Terra il Lavoro il Grano
Per una storia dei Monti frumentari in Sardegna
Sassari, ex Convito Canopoleno, via Santa Caterina - 5-30 novembre 2001

LOCANDINA E INVITO


I locali dell'ex Convitto Canopoleno in piazza Santa Caterina a Sassari, recentemente restaurati, hanno ospitano dal 5 al 30 novembre 2001 la mostra "La Terra, il Lavoro, il Grano. Per una storia dei Monti frumentari in Sardegna". L'interessante iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Banco di Sardegna, dal Banco di Sardegna S.p.A., dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per le provincie di Sassari e Nuoro, dalla Soprintendenza archeologica per le provincie di Sassari e Nuoro, dalla Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, dall'Archvio di Stato di Sassari, dall'Archivio di Stato di Cagliari e dalla Biblioteca Universitaria di Sassari.

L'itinerario espositivo è articolato in tre Sezioni: 1) Architettura degli edifici dei Monti granatici; 2) La storia del Banco di Sardegna nella sua evoluzione dai Monti frumentari fino ai giorni nostri (le sedi del Banco in tante località della Sardegna sono tuttora ubicate negli edifici che ospitavano i Monti); 3) Una esposizione di oggetti e strumenti, che documenta la tradizione agricola dell'Isola nel peculiare comparto del grano e quindi il lavoro nelle campagne, dalla semina fino ai prodotti di uso quotidiano. Il Gremio dei Massai, inoltre, hanno consentito l'esposizione del proprio Candeliere per tutta la durata della mostra. Nella lunga storia dei Monti frumentari in Sardegna c'è anche la data di nascita. E' il 4 settembre 1767: un pregone del vicerè des Hayes dà una nuova organizzazione, più razionale e più rigorosa, a una istituzione destinata a coprire l'isola come una struttura efficiente e capillare al servizio dell'agricoltura.

Una istituzione come quella dei Monti, in realtà, esisteva già dal periodo spagnolo. Un documento inedito, esposto in questa mostra, individua in Terralba e nel 1651 il luogo e la data di nascita del primo pósito sardo. Dai pósitos del Seicento, nascono, con rinnovato slancio, i Monti frumentari del Settecento. Il compito dei Monti è fondamentale: prestare ai contadini il grano e l'orzo per la semina a interesse molto basso o senza interesse, in modo da sottrarli agli usurai e incoraggiare l'agricoltura. Proprio in questo stesso periodo un professore dell'Università di Sassari, il padre gesuita Francesco Gemelli, sta scrivendo un libro dal titolo particolarmente significativo: Rifiorimento della Sardegna proposto nel miglioramento di sua agricoltura. Anche il libro, come la legge sui Monti, è stato suggerito dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino, che da Torino segue minuto per minuto, si può dire, gli affari di Sardegna e che, in un paese ad economia quasi esclusivamente agricola e pastorale, ha individuato nello sviluppo e nella modernizzazione dell'agricoltura ogni possibile futuro dell'isola.

Al governo Piemontese serve, per attuare questo vasto disegno, una rete di presenze diffusa su tutta l'isola. La Chiesa può garantirla: così ogni Monte sarà amministrato da una Giunta locale, presieduta dal parroco, che farà capo a una Giunta diocesana, presieduta dal vescovo, che a sua volta farà capo a una Giunta generale, il cui responsabile si chiama Censore generale. Il più famoso e il più attivo di questi censori sarà Giuseppe Cossu, sassarese di nascita cagliaritano di vita, che scriverà anche una serie di circolari e di piccoli "catechismi agrari" in sardo proprio per aiutare i contadini dei villaggi a inserirsi come soggetti attivi nel grande progetto boginiano. Nel giro di pochi anni i Monti si moltiplicano. Accanto a loro nascono, nell'agosto 1780, i Monti nummari (nummus, in latino, è il denaro), il cui compito principale è quello di prestare ai coltivatori il denaro che occorre per comprare il bestiame da lavoro e gli attrezzi agricoli e per pagare le spese del raccolto.

L'età d'oro dei Monti è nella parte finale del Settecento.A cavallo del nuovo secolo, invece, le crisi politiche che la Sardegna attraversa si sposano con le carestie (in cui peraltro i Monti svolgono una funzione essenziale, assicurando qualche soccorso alle città assediate dalla fame): e fra il 1800 e il 1812 i loro fondi in denaro vengono rastrellati dal governo per pagare i prestiti accesi dallo Stato. Comunque, fino al 1845, quando furono aperte le Casse di risparmio di Cagliari e di Alghero, i Monti continuarono ad essere gli unici istituti che esercitavano, in Sardegna, il credito all'agricoltura; ma la legge del 1851 che, con l'intento di riorganizzare l'intero sistema dei Monti dell'isola, aboliva il Censorato generale e le Giunte (tanto quelle diocesane quanto quelle locali) "smontò" definitivamente il complesso meccanismo e segnò praticamente la fine di un istituto che per un secolo intero aveva svolto svolto un ruolo centrale nella vita delle comunità rurali, e non solo di quelle.

Nel 1866 la legge per l'ordinamento del credito fondiario riaprì il canale di trasmissione fra il nascente sistema bancario e l'agricoltura sarda, anche se in Sardegna la legge cominciò a funzionare solo nel 1872. Ma erano tempi difficili, che diventarono difficilissimi quando la rottura dei rapporti commerciali con la Francia e il conseguente fallimento delle piccole banche che erano nate sull'onda dell'euforia degli anni Settanta-Ottanta s'abbattè come un ciclone sul mondo delle campagne isolane.

Il rimedio fu affidato, a partire dal 1897, alla cosidetta "legislazione speciale": una di queste leggi, nel 1901, fu rivolta a incoraggiare il credito agrario locale, segnando la rinascita degli antichi Monti di soccorso, chiamati a funzionare da "intermediari" delle Casse ademprivili di Cagliari e Sassari, nate dalla necessità di gestire i vasti patrimoni terrieri liberati dal peso degli usi comunitari (appunto, gli ademprivi): così i Monti, insieme alle Casse agrarie e ai Consorzi agrari, rimisero in moto il sistema del credito per far fronte alle molte e ormai diverse esigenze dell'agricoltura.

Nel 1924 i Monti divennero le Casse comunali di credito agrario: pochi anni dopo, nel 1928, le due Casse di Cagliari e Sassari vennero fuse dando vita all'Istituto di credito agrario per la Sardegna (Icas). Nel 1944 uno dei primissimi provvedimenti a favore della Sardegna che si preparava ad uscire dalla seconda guerra mondiale istituì il Banco di Sardegna: ma i tempi non erano maturi, sicchè il Banco (che in quegli anni non aveva neppure iniziato a funzionare) fu "rifondato" con una legge del 1953 e cominciò ad operare nel 1955. Da quell'anno il Banco di Sardegna è presente in ogni centro dell'isola: crescendo, ha affiancato alla tradizionale presenza nel credito agrario e fondiario tutte le attività proprie di una banca moderna.

E ora, a pochi giorni dalla nascita dell'Europa dell'Euro, può vantare una tradizione forte e radicata cui tutti i sardi guardano con grande fiducia.




 

La terra e il grano

 

Dai Monti frumentari al Banco di Sardegna

 

L'architettura dei Monti frumentari

 

L'esposizione di oggetti e strumenti vuole illustrare gli aspetti significativi e i momenti rituali che, nel tempo, hanno caratterizzato la ricca tradizione contadina dell'Isola, nell'affascinante percorso del grano: il lavoro nelle campagne come si svolgeva sino a non molti anni fa, dall'aratura alla semina, dalla mietitura alla molitura, per creare di giorno in giorno i prodotti di uso comune.

 

L'itinerario delinea, con documenti e immagini, la lunga vicenda che - attraverso Istituzioni bancarie via via più complesse, ma sempre specializzate nel credito agrario - dai Monti frumentari del Settecento arriva sino agli anni Cinquanta del Novecento, quando il Banco diventa una realtà creditizia e finanziaria moderna, capace di operare a tutto campo a sostegno dello sviluppo della Sardegna.

 

Il racconto dell'evoluzione degli edifici dei Monti, dall'epoca della loro costruzione fino ai nostri giorni. Le sedi del Banco, in tante località della Sardegna, sono oggi ubicate negli stessi edifici che ospitavano i Monti: le antiche costruzioni sono state restaurate preservando le linee essenziali e al contempo adattate alle esigenze di lavoro della banca moderna. In altri casi sono state donate ai Comuni, che spesso le hanno trasformate in preziosi Musei.



Tratto dal sito www.bancosardegna.it.
Un ringraziamento particolare alla sig.ra Maria Grazia Cadoni.


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