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  |  Quei favolosi anni 50 della Sassari-bene      |
giovedì 16 settembre 2004
COME ERAVAMO 1925, i pionieri del Banco di Sardegna
Cagliari, 1925: nel cortile dell'ex albergo Scala di ferro, nel centralinissimo viale Regina Margherita, posano gli artefici della nascita del futuro Banco di Sardegna.
Sono i dipendenti della Cassa provinciale di credito agrario, gia Cassa ademprivile della Provincia di Cagliari, poi destinata a divenire Istituto di Credito agrario e infine Banco di Sardegna.
In alto, da sinistra: i signori Oppo, Allegretti, corrias, Figus, Lampis, Loche, Chessa, Ligas;
in seconda fila: Vacca, Pais, Fa, Marcialis, Piras, Bonu, Corona, Orrù, Salabè, Sanna, De Giudici, Bonifai, Lanero;
in terza fila: Depuro, Atzori, Valenti, Casula, Mereu, Carta, Aneris, Puddu;
in quarta fila: Sulis, Pionca, Brignardello, Giaru, Pieroni, Anedda, Macciò, Obino.
Questa foto storica è stata offerta a "Come eravamo" dal lettore cagliaritano Giorgio Oppo, fino a qualche anno fa
sostituto di direzione della sede di Cagliari del Banco di Sardegna: suo padre è il primo in alto da sinistra.
i pionieri del Banco di Sardegna |
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domenica 16 maggio 2004
COME ERAVAMO Sassari, 1934: la famiglia Pieroni
Gruppo di famiglia a Sassari, nel 1934. Il signore in doppiopetto è Oreste Pieroni, che vent'anni più tardi sarà il sindaco di Sassari e più tardi si distinguerà come direttore generale del Banco di Sardegna. Alla sinistra di chi guarda, la moglie Costanza che tiene in braccio la piccola Adele (morta in tenera età di tubercolosi, malattia allora infrequente). Tra i figli, Anita è la più grande, in piedi a sinistra , col classico vestitino alla marinara: è la mamma del lettore Francesco Manconi di Quartu, che ha inviato questa foto a “Come eravamo”. Gli altri fratelli, in ordine di età sono Oreste, Pina e Costanza. “Tutti noi nipoti – scrive Manconi – siamo molto legati al ricordo del nonno, mia cugina Ida Pieroni ha creato un sito Internet (http: //www.orestepieroni.it) che parla di lui.
La famiglia Pieroni |
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Venerdì 20 settembre 2002
AMARCORD PLATAMONA di Giuseppe Florenzano.
In principio era "Abba currente", una spiaggia bianca circondata da colline che si allungava per qualche chilometro, verso il comune di Sorso.
Ci si arrivava attraversando l’azienda dei Viale-Solinas, con carretti e birocci.
Fu da quelle colline che, probabilmente, il commendator Oreste Pieroni, sindaco da poco della città, guardando l’arenile che degradava dolcemente verso un mare azzurro, pensò di farne la spiaggia dei sassaresi. E così fu. Fu realizzata la strada di collegamento con la “Carlo Felice”, furono inaugurate le prime linee di trasporto pubblico, nacque il primo Lido Mura. E Sassari ebbe il "suo" mare. Un mare con la "luna d’argento": Platamona, appunto. Si era nella prima metà degli anni ’50.
E la voglia di divertirsi aveva raggiunto il punto più alto, dopo i sacrifici degli anni di guerra. Ma, alla lungimiranza del commendator Pieroni, non poteva disgiungersi l’iniziativa imprenditoriale di Sebastiano Pani, un cagliaritano capace di pensare in grande, che lasciando ad un ceto più popolare il lido Mura, realizzato in canna e con le cabine di legno, pensò di creare un vero stabilimento balneare, per ospitare l’élite della città. Fu subito un successo.
Il nome, pare, fu proposto dal pittore Stanis Dessy, che mentre una sera chiacchierava con il commendatore, vide apparire nel cielo l’arcobaleno: «Perché non chiami questo stabilimento "Lido Iride"?», chiese il grande artista.
E così fu. Uno stabilimento, come la racconta Sebastiano Pani, che suscitò anche una polemica con i suoi omologhi cagliaritani, i cui gestori si risentirono con lo scrittore Giuseppe Fiori, allora redattore de "L’Unione Sarda", su cui aveva magnificato l’eleganza e l’organizzazione del lido sassarese.
E che fosse un lido prestigioso lo dimostravano le strutture, i servizi, i campi da tennis, la pista da pattinaggio, la piscina per i bambini, il bar, il ristorante, gestito da uno chef di grande abilità, quel Fulvio Marini, divenuto poi apprezzato albergatore.
Sotto gli ombrelloni e nelle cabine trovavano ospitalità i nomi più conosciuti di una Sassari borghese ed un po’ provinciale.
Né mancava qualche esponente della nobiltà, nostalgica della monarchia, che sulle sdraio parlava di visite ad Umberto, sua Maestà (of course), in quel di Lisbona.
Ma, i sassaresi di una certà età ricordano soprattutto le folli notti dell’Iride, quando nello stabilimento si esibivano i più famosi artisti della musica: da Teddy Reno a Nilla Pizzi, dai Platters a Perez Prado.
Per non parlare di Claudio Villa, il reuccio della canzone italiana.
Tutto fila liscio per una decina d’anni, quando la burocrazia si accorge che per quello stabilimento manca la concessione demaniale.
È il principio della fine.
Sebastiano Pani |
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