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05 novembre 2003


Ciao Ida, come promesso, ti invio un resoconto dei nostri spostamenti degli ultimi sette mesi. Come avrai già notato si tratta di un malloppone, anche se in realtà è molto sintetico, considerando il periodo a cui si riferisce. In allegati separati ti mando alcune fotografie, scattate con macchina digitale, quando Grazia, la sorella di Stefano, era qui. Son due o tre per ogni località, specificando i luoghi di cui si tratta. Vedi tu se metterle tutte o solo qualcuna. In ogni caso, se riesci, dammi conferma dell`avvenuto ricevimento. Probabilmente nei prossimi giorni faremo le scansioni di qualche altra foto, vediamo se riesco a mandartele.

Un abbraccio a tutti.
Dona
 
... allora, dove siamo rimasti? Dunque, dopo avere trascorso una settimana di assestamento a Sant`Elena, ci siamo lanciati all`esplorazione del Venezuela. La prima tappa è stata Kavanayen, una comunità indigena a circa 240 km a nord di Sant`Elena. Per arrivarci non esistono mezzi di trasporto ufficiali e noi abbiamo avuto la fortuna di trovare un passaggio con un padre cappuccino spagnolo, che vive nella missione attorno alla quale la comunità si è formata. Kavanayen si trova in piena Gran Sabana,
...luogo carico di leggende e magie. Non abbiamo incontrato streghe e neanche maghi, ma i paesaggi sono davvero bellissimi, caratterizzati dalla presenza costante dei tepuy, montagne con pareti verticali e dalla cima appiattita. Kavanayen è una località poco battuta dal turismo, e infatti non ci sono grandi strutture. Noi abbiamo alloggiato nella missione, in uno spartano camerone con una decina di letti ... e basta, ma la tranquillità e la bellezza del posto ci hanno fatto tralasciare la mancanza di comodità. La comunità è abitata da indigeni appartenenti all`etnia Pemon, ha una propria scuola (gestita dai padri cappuccini), un posto medico per le emergenze, due "ristoranti", un paio di negozietti dove comprare alimentari, detersivi, pane. La domenica c`è una specie di mercato: arriva un camion carico di pentolame, oggetti di plastica, vestiti e altre cianfrusaglie e, dopo la funzione religiosa, tutti gli indigeni si recano a comprare qualcosa, chi un quaderno, chi ami da pesca, chi altri oggetti ... e la vita procede così, molto lentamente e, almeno ai nostri occhi, in piena serenità, chissà se poi è così. Per lasciare Kavanayen abbiamo approfittato di un passaggio, percorrendo i settanta chilometri di strada sterrata fino alla strada principale, sul cassone di un camion, sotto il sole fortissimo .... e verso le due del pomeriggio (dopo circa quattro ore di viaggio) il camion ci ha lasciato al bivio dove abbiamo aspettato un pullman che andasse in direzione nord. Non so bene quanto tempo sia passato, ma alla fine siamo riusciti a prendere un autobus che, dopo un tragitto di durata indefinibile e interminabile, ci ha portato fino a Ciudad Bolìvar, la nostra meta.

Ciudad Bolìvar, capitale dell`Estado Bolivar, è una caldissima e sonnolenta cittadina, attraversata dall`imponente Rio Orinoco. Durante il giorno le vie del centro sono animate da un gran numero di ambulanti e da un forte e chiassoso traffico di macchine, pullman e altri mezzi di trasporto, ma al tramonto tutto improvvisamente si spegne, almeno per quanto riguarda il centro storico, e la città si trasforma in un deserto, dove si incontrano solo cani randagi, guardie giurate e qualche ubriacone pronto a chiedere un paio di bolivares. La zona del centro storico è interessante e, in parte, è stata ristrutturata, restituendo alle vecchie case in stile coloniali i loro colori originali. Ci sono vari musei, scuole, alcuni alberghi. Purtroppo la sera non è facile trvare qualcosa da fare, ci sono solo un paio di baretti, che però chiudono abbastanza presto. Ciudad Bolìvar è piuttosto frequentata dai turisti soprattutto perchè è il principale punto di partenza per le escursioni verso la Gran Sabana. Noi abbiamo deciso di visitare il Parque Nacional de Canaima,
il più grande parco del Venezuela, che abbiamo raggiunto con un volo di un`ora, su uno sgangherato Cessna, partendo appunto dall`aeroporto di Ciudad Bolìvar. Oltre a noi sull`aereo c`erano altri due passeggeri, il pilota ... e un altro strano ospite: un enorme bustone di plastica colmo di pesce congelato!! Comunque, pesce o non pesce, abbiamo raggiunto Canaima sani e salvi, ammirando bellissimi e particolari panorami, grandi distese di vegetazione bassa, dove la presenza di insediamenti indigeni è segnalata solo dal fumo dei fuochi, accesi per cuocere la yuca e preparare la farina e il casabe, che somiglia un pò al nostro pane carasau. All`interno del Parco di Canaima si trova il Salto Angel, la più alta cascata del mondo, con i suoi 983 metri di caduta d`acqua. Per raggiungere la cascata abbiamo navigato, fra fiumi, lagune e rapide per quattro ore il primo giorno e altre quattro ore il secondo giorno, trascorrendo le nottate in uno dei tanti campamentos che le varie agenzie hanno creato nella zona, niente di lussuoso, naturalmente: amache, bagni con acqua gelata, lanterne che garantiscono una fioca illuminazione ... tutto bene, ci hanno preparato anche la pasta, abbondanti colazioni e soprattutto abbiamo goduto di una splendida natura, davvero grandiosa. La nostra escursione è durata quattro giorni e abbiamo avuto anche il tempo di visitare alcune delle comunità indigene della zone, solo quelle più vicine e raggiungibili a piedi.


Tornati a Ciudad Bolìvar, abbiamo trascorso lì qualche giorno e poi abbiamo deciso di spostarci verso la costa nord orientale del paese. Il viaggio è stato un pò "a sorpresa", come spesso avviene qui in Venezuela: partiti da Ciudad Bolìvar con destinazione Puerto la Cruz, a metà strada, in un paese chiamato El Tigre, ci hanno fatto scendere dal pullman, dicendo che il nostro viaggio si concludeva lì perchè non c`erano abbastanza passeggeri per proseguire!!! Abbiamo dovuto lottare un pò, ma alla fine ci hanno caricati su uno dei tanti carritos, che altro non sono se non vecchie Chevrolet americane piuttosto disastrate e con autisti, come nella media venezuelana, abbastanza spericolati. Insomma, abbiamo comunque raggiunto Puerto la Cruz, dove ci siamo trattenuti solo qualche giorno, il tempo per capire che non è un posto per noi: caldo afoso, peggiorato dal forte traffico e dagli scarichi delle macchine, chiasso ... troppo caos. Ci siamo spostati in una località decisamente più rilassante che si chiama Santa Fè. Si tratta di un tranquillo villaggio di pescatori, a circa trenta chilometri da Puerto la Cruz, sulla costa nord orientale. Sulla spiaggia del paese sono sorte diverse posade e ristoranti, molti gestiti da stranieri. Abbiamo deciso di fermarci qualche settimana, soprattutto per aspettare che passasse il periodo di Natale e Capodanno, durante il quale i venezuelani viaggiano molto, affollando le strade e rendendo gli spostamenti abbastanza complicati, un pò come avviene in tutto il mondo. Per noi le festività natalizie sono trascorse serenamente, con quella piccola nostalgia che le feste sempre provocano .... si, ce ne siamo stati al caldo, sulla spiaggia .... ma non c`era il porcetto (che io non mangio, perchè sono vegetariana) e nemmeno il panettone (e quello lo mangio, eccome).

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