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13 gennaio 2004

Arriviamo così al mese di gennaio, periodo importante per la nostra permanenza qui in Venezuela, perchè, per la prima volta da quando siamo partiti, ci prepariamo a ricevere la visita di una persona cara: la sorella di Stefano, Grazia, dopo avere tentato varie volte di venirci a trovare, finalmente ha mantenuto la sua promessa e, il 13 gennaio, è arrivata all`aeroporto di Maiquetia-Caracas. Naturalmente il suo arrivo ci ha "obbligati" a stravolgere i nostri ritmi lenti e caraibici, visto che la sua vacanza aveva una durata di circa 15 giorni, e, ovviamente, l`intenzione era di farle vedere il più possibile. Abbiamo cominciato visitando Chichiriviche (nome complicatissimo, ma solo in apparenza: si legge Cicirivici) e il Parque Nacional de Morrocoy. Il primo è un piccolo paesino, dove la vita procede tranquilla, seguendo il sali-scendi delle maree e il flusso del turismo. Chichiriviche è il punto di partenza per la visita al parco di Morrocoy, gruppo di isole, isolotti e banchi di sabbia facilmente raggiungibile con le imbarcazioni che i pescatori del luogo mettono a disposizione dei turisti (naturalmente a pagamento).
 

La nostra sosta è stata breve, solo due giorni, il tempo per visitare l`arcipelago, la laguna, dove si possono vedere molti uccelli, che sembrano stipendiati dall`ente del turismo, tanto sono tranquilli, anche quando le barche gli passano affianco, e due bellissime grotte, la "Cueva del Indio" e la "Cueva de la Virgen", luogo di culto dei pescatori locali, nelle cui rocce sono state collocate statue e statuette della Vergine, di vari Santi, cosa che rende il luogo piuttosto particolare anche per chi, come me, non spicca per senso religioso.

Da Chichiriviche ci siamo spostati a Coro, prima capitale coloniale del Venezuela, dove si sta tentando di recuperare il centro storico ristrutturando le case, ma, benchè la città sia stata dichiarata Patrimonio dell`Umanità da parte dell`UNESCO, pare che, dopo i primi fondi, non siano più arrivati soldi e dunque molti lavori sono rimasti a metà, e alcune costruzioni possono vantare solo una bella facciata .... e all`interno non c`è niente.

Da Coro abbiamo fatto una gita nella Penisola de Paraguana, penisola che si estende per 60 km in direzione nord. Una volta era un`isola, ma adesso è raggiungibile via terra, attraverso un istmo che la unisce alla terraferma. Per chissà quale gioco di venti e correnti, nell`istmo si sono formate delle splendide dune di sabbia giallastra, la cui altezza raggiunge anche i trenta metri, un luogo magico, un vero e proprio deserto, chiamato Mèdanos de Coro.

La penisola ha vari aspetti interessanti, da cittadine coloniali, saline, spiagge, riserve naturali, lagune dove si possono vedere i bellissimi fenicoteri rosa, il tutto in un ambiente semidesertico e piano, se si esclude il Cerro Sant`Ana, che supera gli 800 mt di altitudine e si innalza al centro della penisola.

Lasciata Coro, dopo un lungo viaggio notturno in pullman, siamo arrivati a Merida, entrando in un ambiente totalmente nuovo, soprattutto dal punto di vista climatico. Merida si trova infatti nella zona andina del Venezuela, ad un altitudine di oltre 1600 metri, e dunque il clima non è più caldo come nel resto del paese, ma fresco e gradevole. Questo pare influire anche sulla vita delle persone e sulla cittadina stessa, che ha un aspetto molto tranquillo, ordinato e rilassante. Da Merida siamo partiti, dopo due giorni, per affrontare un lungo spostamento, attraverso le propaggini andine: il viaggio, in fuoristrada è stato lunghissimo, circa 14 ore, abbiamo però visto dei bellissimi paesini di montagna e abbiamo raggiunto un altitudine di ben 3600 metri ... sembra strano, no? Di solito non si pensa che a queste latitudini ci siano zone di montagna, uno si immagina solo il mare, il caldo e le belle ragazze in bikini, e invece non è così. Comunque, dopo un estenuante percorso (siamo partiti alle otto del mattino), verso le dieci di notte finalmente abbiamo raggiunto la nostra destinazione: il Campamento Los Angeles, che si trova in una particolarissima area del Venezuela, chiamata Los Llanos. Il termine Los Llanos (le pianure) indica il territorio estremamente pianeggiante che occupa la parte centrale del Venezuela. In questa zona le condizioni climatiche raggiungono momenti estremi: si va da una stagione delle piogge (da maggio a novembre) durante la quale i fiumi straripano trasformando l`area in una grandissima pianura allagata, a una stagione secca (da dicembre ad aprile), nella quale le piogge cessano totalmente, i fiumi seccano, lasciando posto solo a qualche striscia di acqua, il sole batte forte e il vento solleva grandi nuvoloni di polvere finissima. Il verano (estate) è probabilmente il periodo migliore per visitare Los Llanos, perchè, a causa della scarsezza di acqua, gli animali si concentrano vicino alle poche pozze disponibili, e dunque è più facile osservarli. Si tratta di una delle regioni venezuelane più ricche di fauna, e effettivamente è facilissimo osservare grandi colonie di ibis scarlatti, cicogne, garzette, aquile pescatrici, aironi, cormorani e tantissimi altri uccelli.



   


Oltre ai volatili, l`area è ricchissima di baba, il caimano, che si può vedere addirittura per strada, fermo sotto il sole. Nei fiumi ci sono molti piranhas e tonina (delfino d`acqua dolce), e, sempre nelle zone umide, si può incontrare anche l`anaconda, serpente non velenoso che raggiunge anche gli 8 mt. Quello che abbiamo visto noi ne misurava circa cinque. Fra i mammiferi, è molto diffuso il chiguire, il più grande roditore del mondo, che arriva a pesare anche 60 kg. A Los Llanos abbiamo trascorso quattro giorni, anche qui dormendo nelle immancabili amache, tra gite a piedi, in barca e a cavallo, dopo di che, insieme a due ragazzi tedeschi, abbiamo affrontato un terribile viaggio di 24 ore, per poter raggiungere Ciudad Bolìvar, da cui Grazia è partita per visitare il Parco di Canaima e Salto Angel. Durante la sua assenza noi ci siamo impegnati nell`organizzazione dei suoi ultimi giorni di permanenza in Venezuela. Il giorno stesso del suo rientro da Canaima, la notte per la precisione, siamo saliti sull`ennesimo pullman, e, dopo avere viaggiato per otto ore, siamo arrivati a Caracas, dove un`incaricata dell`agenzia ci ha caricati su una macchina per portarci all`aeroporto, da cui, intorno alle otto del mattino, abbiamo preso un piccolo aereo che, con un`ora di volo, ci ha condotto alla nostra destinazione: l`Arcipelago di Los Roques.

Da buoni sardi, siamo ovviamente abbastanza critici con mare e spiagge, ma vi garantisco che l`Archipelago Los Roques, è uno dei luoghi più strabilianti che io abbia mai visto. Si tratta di un arcipelago di isole coralline, situato a circa 160 km a nord dalla costa centrale del Venezuela.



È formato da circa 40 isole, alle quali vanno aggiunti circa 250 isolotti, banchi di sabbia e banchi corallini. Dall`aereo si gode di una vista spettacolare, un insieme di bianchi, celesti, azzurri e verdi di bellezza indescrivibile. Gran Roque è l`unica isola montuosa e ospita in pratica l`intera popolazione, circa 1200 abitanti. Proprio a Gran Roque si sono concentrate le strutture turistiche, e l`isola ospita oltre sessanta posadas, delle quali il 70% gestite da italiani. Naturalmente noi, che viaggiamo sempre in economia, abbiamo alloggiato in una semplice posada venezuelana, a gestione familiare, anche perchè il posto, proprio a causa dello strapotere italiano, è carissimo. Anche i turisti sono in gran parte italiani, dunque girando per l`isola è facile sentire parlare in romano, toscano o milanese e vedere i classici orribili bandana e i bermuda fioriti che gli italiani continuano a indossare quando vanno ai Caraibi. Va be`, a parte gli italiani, il posto è bellissimo e noi abbiamo visitato alcune delle isole: sabbia bianchissima, vegetazione praticamente inesistente, acqua cristallina e azzurra .... difficile descrivere una simile bellezza, meglio guardare le fotografie. Purtroppo la permanenza a Los Roques è stata breve, solo tre giorni, ma non potevamo fermarci di più perchè Grazia, il 30 gennaio, ha terminato la sua vacanza in Venezuela. Certo, sarebbe stato bello se fosse rimasta un pò di più, ma ognuno ha i suoi impegni, e dunque, l`abbiamo accompagnata all`aeroporto. Adesso aspettiamo la prossima visita.

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