11 novembre 2004
Bucaramanga
... dopo dieci caldissimi e rilassanti giorni trascorsi a Mompox e dintorni,
partiamo ... il prossimo destino sarà Bucaramanga, decisamente più a est e un
pò più a sud. Lasciamo Mompox a bordo di una jeep satura come una scatola di
sardine, ma unico mezzo per poter raggiungere, attraverso una strada più che
sconnessa, e dopo quattro ore di viaggio, El Banco. Da qui, in cinque minuti di
canoa, raggiungiamo l`altra sponda del fiume, per prendere l`autobus su cui
risultiamo essere gli unici passeggeri ... sette ore di viaggio, fra posti di
blocco dell`esercito, con militari sorpresi di incontrare "dos italianos" in
viaggio da queste parti.
Arriviamo a Bucaramanga, il cui unico vanto è di tipo culinario, ovvero le
grandi formiche "bachaco culon", che si mangiano fritte. C`è un`altra
particolarità: siamo a circa 1000 metri e la differenza di clima, rispetto a
Mompox, si fa sentire, soprattutto la sera.
|
 |
 |
 |
 |
La nostra prossima meta sarà Tunja,
che però raggiungiamo dopo aver visitato altri piccoli paesi della zona andina,
come Giron, San Gil, Barichara, Guane, tutti con importanti segni dell`epoca
coloniale, coltivazioni di caffè e tabacco, allevamento di bestiame, grandi e
belle vallate, racchiuse dalla Cordigliera, attraversate dai turbolenti fiumi.
Naturalmente, in questa progressione, saliamo anche di altitudine, e, a Tunja,
capitale del Departamento de Boyacà, dobbiamo fare i conti con i 2800 metri sul
livello del mare. Ovviamente sono 2800 metri in zona tropicale, per cui non si
tratta di un freddo polare, però, per noi che da circa tre anni non usiamo
scarpe chiuse, è un piccolo trauma, visto che la temperatura non
supera i 13 gradi. Oltre questo, sentiamo una certa fatica nel respirare, che
però, dopo qualche giorno di acclimatamento, scompare. In una di queste
freddissime serate, tra una pizza e un caffè, ci ritroviamo nella grande piazza
centrale ad assistere a una eclisse totale di luna, che per oltre un`ora oscura
completamente la grande luna piena. Tunja è rinomata per le sue chiese del XVI
sec, ma forse la particolarità che più la contraddistingue sono i grandi
dipinti che adornano i soffitti delle grandi case coloniali, un misto di
cattolicesimo, mitologie indigene, influenze arabe. A Tunja abbiamo il nostro
primo vero incontro con i tratti somatici andini. Lo facciamo visitando il
grande e animatissimo Mercado del Sur, dove i campesinos della zona vendono i
loro prodotti, dalle enormi e coloratissime zucche alle selle per gli asini,
dalle buonissime fragole ai ponchos di lana, grandi varietà di frutta e
verdura, cacao ... e in mezzo a tutto questo, le figure minute dei campesinos,
la cui altezza media non va oltre i metro e mezzo. Le donne, forse a causa degli
impressionanti carichi che trasportano sulle spalle, hanno un aspetto più
massiccio rispetto a quello degli uomini, gonne larghe, grandi fianconi,
calzettoni di lana sotto il ginocchio, facce rubiconde, con guance bruciate dal
freddo, capelli neri raccolti in trecce, sui quali alberga l`immancabile
cappello di feltro, quasi sempre nero o marron, a volte con una leggera nota di
colore, dato da una piuma. Gli uomini, più in disparte nelle attività del
mercato, si raggruppano per consumare caffè, birra o carne arrosto, anche loro
abbigliati con ponchos di lana, cappelli, che contrastano con le leggere
"alpargatas", scarpe di tela, simili alle "espadrillas", aperte in punta,
chiuse sul tallone con una fascia, e spesso decorate con ricami. Da Tunja
visitiamo Villa de Leyva, altro importante centro coloniale, caratteristico per
le attività artigianali e per la grandissima piazza centrale, che misura 120 mt
per 120 mt.
Adesso,da poco più di una settimana, siamo a Bogotà, a 2600 metri di
altitudine. Sarà perchè qui alitano e si muovono 7.000.000 di persone, il clima
è decisamente più accettabile rispetto a Tunja, anche se è piuttosto grigio e
piovoso. L`impatto con Bogotà è stato buono: abbiamo trovato sistemazione al
centro storico, La Candelaria, che è un pò l`anima culturale della città, vista
la presenza di molti studenti e il gran numero di musei. Anche qui l`impronta
coloniale resiste, anche se con qualche intrusione di epoca recente, non sempre
in armonia. Fra le cose più interessanti che abbiamo visto fino ad ora, il
Museo del Oro, che raccoglie reperti e testimonianze della cultura
pre-ispanica, sviluppatasi in Colombia; la Donacion Botero, nella quale sono
esposte circa 140 opere, fra statue e quadri, del famoso artista colombiano,
insieme a pezzi di Picasso, Mirò, Dalì, De Chirico, Renoir, Degas ... La città
è molto viva, è difficile seguire tutto ciò che culturalmente offre, però
qualche giorno fa abbiamo assistito a un festival di danze folkloriche colombiane, una
esibizione che ha racchiuso danze e musiche della zona caraibica, del Pacifico,
dell`area andina e della regione meridionale, in un bella miscellanea di suoni
e colori. A proposito di colori, vi è mai capitato di osservare da vicino il
colore di uno smeraldo?? La Colombia è rinomata non solo per la quantità di
smeraldi, ma soprattutto per la qualità che li caratterizza. Qualche giorno fa
ci siamo infilati in una delle tantissime gioiellerie, per cercare di capirne
qualcosa, e in particolare per vederli da vicino ... siamo più confusi di
prima, ma poter ammirare da vicino il colore verde di uno smeraldo è un vero
spettacolo. Il loro prezzo (non di tutti) sembra abbordabile, tanto che, se ne
capissimo di più, potremmo pensare a un business con l`Italia.
Per adesso il racconto finisce qui, alla prossima.
|
 |
 |
 |
 |

|
|